DEVITALIZZAZIONE DEL DENTE.

Cos’è?

 

Gentili pazienti, rieccoci! Spesso sentiamo parlare di denti devitalizzati, di terapia canalare e di endodonzia… ma cerchiamo di capire insieme che cosa si intende attraverso questi nomi complessi.

Vediamo, in generale, cos’è l’endodonzia: con tale termine si indica un ramo dell’odontoiatria che si occupa della diagnosi e successivo trattamento di infezioni o traumi della polpa dentale.

Prima di tutto occorre partire dal termine devitalizzazione: esso fa riferimento all’eliminazione della “vita” dall’elemento dentale. Questa definizione, a tratti inquietante, trasportata nell’ambito tecnico consiste nella rimozione del contenuto di tessuto del dente.

Aspetto che reputo oppurtuno sottolineare è l’importanza di tale terapia in quanto risulta un’operazione che permette di salvare il dente senza estrarlo.

Altri aspetti positivi di tale terapia sono:

  • in primis il salvare il dente curandolo ed evitando l’estrazione,
  • il fatto di sottoporsi ad un intervento che farà svanire il dolore e che curerà l’infezione,

tutto ciò attraverso un intervento indolore ( o sicuramente meno doloroso del male che proviamo avendo un dente in pulpite).

 

Per meglio comprendere in cosa consista la terapia canalare o devitalizzazione di un dente occorre partire dalla sua struttura anatomica:

Al di sotto dello smalto e della dentina ( entrambi tessuti duri) troviamo il tessuto molle chiamato polpa dentaria. Tale polpa è contenuta nell’interno del dente e spesso viene associata al posto in cui si trova il “nervo del dente”.

Più tecnicamente, la polpa è un tessuto connettivo specializzato, contenente al suo interno arterie, terminazioni nervose, vene e cellule connettivali.

Quando è necessaria?

Vediamo ora in quali casi risulti necessario sottoporsi a tale operazione di devitalizzazione:

  • in seguito a carie profonda e conseguente contaminazione batterica,
  • a seguito di un trauma,
  • casi di ritrattamento endodontico,
  • per fini protesici.

Nei primi due casi l’indicazione di un trattamento endodontico è assoluta, essendo l’unica alternativa all’estrazione dell’elemento in questione.
In caso di carie o di trauma si avranno situazioni in cui la polpa andrà incontro ad uno stato di
infiammazione e infezione ( quindi stato di pulpite, quasi sempre doloroso).

Spesso, in questi casi, si avvertirà un forte dolore che si accentuerà con l’assunzione di cibi molto caldi o molto freddi o, nei casi più gravi, anche solo sfiorando la lingua contro le pareti dell’elemento.


Tale stato infiammatorio può essere sia acuto, sia cronico e può avere come conseguenza la diffusione del dolore nelle zone circostanti al dente interessato ( ad esempio nell’osso alveolare circostante) e provocare in alcuni casi lesioni come ascessi, granulomi e addirittura cisti accanto all’apice radicolare del dente.

Nei casi appena analizzati il trattamento endodontico risulterà necessario, in quanto sarà l’unico metodo per curare il dente e, soprattutto, l’unica alternativa all’estrazione dell’elemento dentale.

Per ciò che attiene il ritrattamento endodontico questo consiste essenzialmente nel rifare una precedente cura canalare in quanto non eseguita correttamente o fallita.
Per ciò che attiene l’ultimo punto, ci si riferisce a casi in cui sia necessario devitalizzare uno o più elementi dentali per poter poi rimpicciolire il dente creando un elemento che meglio si presta a sorreggere una protesi fissa, come un ponte.

 

Terapia canalare, in cosa consiste?

 

Abbiamo accennato al fatto che il trattamento endodontico consiste nella rimozione del tessuto pulpare presente all’interno dell’elemento dentale e delle radici.

Per comprenderlo meglio vediamo da vicino le varie fasi:

 

 

  1. Prima di tutto il vostro dentista di fiducia forerà la corona dell’elemento dentale, una volta giunto alla camera pulpare procederà con la devitalizzazione,
  2. proseguirà preparando i canali con l’ausilio degli strumenti endodontici i quali saranno fondamentali nell’asportazione della polpa canalare, dei residui batterici e delle sostanze infette. Grazie alla loro particolare forma creeranno nei vari canali una struttura a cono che ben si adatterà ad ospitare il materiale di otturazione,
  3. step successivo sarà effettuare dei lavaggi canalari con l’ipoclorito di sodio ( potente antisettico e fluidificante delle varie sostanze presenti, quali batteri e residui pulpari) per disinfettare e rendere il più possibile sterile l’ambiente in cui si sta operando,
  4. dopodichè si procederà all’otturazione dei canali radicolari con la guttaperca ( possiamo definirlo anche cemento canalare), ossia un materiale plasticizzabile a contatto col calore, che mostra una buona compatibilità con i tessuti e presenta ottime proprietà antibatteriche,
  1. tra gli ultimi passaggi abbiamo l’otturazione provvisoria del dente e la radiografia mirata per controllare la riuscita della cura,
  1. infine si procederà con la ricostruzione dell’elemento dentale: il dente verrà restaurato o attraverso un’otturazione, un intarsio o una corona per proteggerlo da future eventuali scheggiature o addirittura fratture.

Una volta restaurato, il dente continuerà nella sua funzione come un qualsiasi altro dente ma aspetto fondamentale è il suo stato di fragilità, sicuramente maggiore rispetto ad un dente vitale. Per questo risulta necessario ed altamente consigliato “foderare” il dente con una corona per prevenire il rischio di frattura.

Il trattamento endodontico pertanto aiuta a mantenere il sorriso naturale, non altera la funzione masticatoria ed evita di dover ricorrere a terapie più invasive e più costose.

Cosa mangio dopo essermi sottoposto alla terapia canalare?

Il nostro consiglio è sempre quello di attendere che sia svanito l’effetto dell’anestesia (per non correre il rischio di mordersi), evitare cibi estremamente duri o eccessivamente caldi.

Ed ecco la ricetta del polpettone ripieno, potrebbe essere una buona idea dopo la terapia canalare!

 

Ingredienti:

  • 400gr di carne tritata
  • 2 uova
  • 2 cucchiai di parmigiano
  • olio e sale
  • 50 gr di prosciutto cotto
  • 4 cucchiai di fontina
  • 1 manciata di spinaci stufati
  • mezzo bicchiere di vino bianco

Amalgamare la carne con l’uovo, il parmigiano ed il sale. Stendere sulla carta da forno l’impasto formando un rettangolo. A parte preparare il ripieno mischiando prosciutto, spinaci e fontina. Stendere il ripieno sul rettangolo preparato in precedenza e arrotolare il tutto. Rosolare delicatamente in 2 cucchiai di olio e sfumare con il vino bianco. Cuocere per un’ora coperto a fuoco basso e aggiungendo brodo vegetale pian piano.

 

 

Buon appetito e…….al prossimo articolo!