Leucoplachia

Gentili pazienti, bentrovati!

Nell’articolo di questa settimana parleremo della leucoplachia e di macchie bianche presenti nel cavo orale.

Risulta importante capirne l’eziologia, le caratteristiche, gli aspetti clinici ed quelli istopatologici.

 

Ma vediamo nei dettagli…

 

Cos’è la leucoplachia?

Testualmente, il termine leucoplachia (o leucoplasia) significa “placca bianca”.

Il significato etimologico di questo termine ci consente di comprendere in partenza la situazione concreta, la quale si caratterizza proprio per la comparsa di placche e macchie biancastre.

Con tale termine viene designata una condizione e, nello specifico una lesione, solitamente bianca che può manifestarsi sulla superficie linguale o sulle mucose interne di guance e labbra.

Tale manifestazione non è necessariamente da intendersi in modo preoccupante, si tratta infatti di una lesione abbastanza tipica del cavo orale (ricordiamo a riguardo come la leucoplachia orale sia la più diffusa, ma non l’unica: esiste, ad esempio la leucoplachia genitale) che si presenta sotto forma di placche biancastre.

Ricordiamo come la leucoplachia sia una tra le più conosciute e diffuse “lesioni bianche” che riguardano la mucosa buccale (esse sono infatti riscontrabili nel 3% degli adulti) ed, in base alle stime raccolte, colpisce maggiormente gli uomini.

 

In molti casi, la presenza di leucoplachia porta con sé preoccupazione ed allarme per vari motivi. Tra questi ricordiamo il disagio e la presenza di un reale e persistente fastidio.

Senza creare terrorismo psicologico è però necessario puntualizzare che in alcuni casi la leucoplachia può rappresentare una lesione che potrebbe degenerare in neoplasia maligna (tumore).

Nonostante tale eventualità sia molto rara è comunque una patologia da considerarsi una ipotetica lesione pre-cancerosa, in quanto potenzialmente convertibile in tumore.

Secondo i dati statistici i casi di trasformazione maligna di leucoplachia sono bassissimi, circa il 2-4% dei soggetti che ne sono affetti.

Comunque sia, tale lesione biancastra pone il paziente ad un variabile grado di rischio di contrarre il cancro orale, ma la diagnosi può essere fatta solo dopo aver escluso ogni altra patologia o condizione che possa manifestarsi con macchie di colore bianco.

Come spesso accade in queste condizioni, è impossibile prevedere con assoluta certezza la mutazione delle placche bianche in esame, sarà necessario monitorarle e tenerle costantemente sotto controllo senza trascurale.

Prima di analizzare la cause di tale disturbo, sottolineiamo come la leucoplachia potenzialmente potrebbe colpire qualsiasi soggetto, ma in base alle ricerche epidemiologiche i soggetti maggiormente a rischio sono gli uomini ultra quarantenni e i fumatori.

 

Fattori di rischio e cause di leucoplachia…

 

Seconde le definizioni sancite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’unico fattore eziologico a cui sia certamente correlata l’insorgenza della leucoplachia è il fumo di sigaretta.

Quindi il primo fattore di rischio risulta essere il tabagismo, ma esistono ulteriori fattori predisponenti tra cui:

  • Abuso di bevande alcoliche,
  • Traumatismo cronico,
  • Malattie sistemiche (diabete mellito, disfunzioni epatiche, ecc.),
  • Patologie croniche (come ad esempio l’AIDS),
  • Infezioni batteriche (prime tra tutte infezioni orali da candida o papilloma virus).

Nei casi di leucoplachia come lesione correlata al fumo, si esorta il soggetto a smettere di fumare per bloccare l’evoluzione di tale patologia. A riguardo, infatti, è stato riscontrato che in numerosi soggetti (in concomitanza con la sospensione del fumo di sigaretta) il fenomeno regredisce in modo spontaneo, senza bisogno di procedere con trattamenti terapeutici.

Tutti i suddetti fattori di rischio concorrono alla formazione delle placche bianche che tengono a localizzarsi a livello linguale, mucoso-labiale, gengivale e sulla mucosa vestibolare.

Quindi, stando alla definizione fornita dall’OMS, “La leucoplachia è una tra le lesioni bianche più comuni del cavo orale: si manifesta sotto forma di macchie o istopatologico – ad alcun altro elemento causale se non al tabagismo”.

Quindi possiamo, considerando tale affermazione, sostenere che qualsiasi altra lesione bianca di natura diversa dal fumo di tabacco (es. creata dal lichen planus o dal leucoderma) non potrà essere definita propriamente leucoplachia.

 

Morfologicamente come si presenta la leucoplachia?

Osservando macroscopicamente, la struttura delle macchie bianche della leucoplachia può essere distinta in 3 tipi:

  • Leucoplachia omogenea: in questo caso le macchie bianche si presentano tendenzialmente piatte o minimamente increspate e con macchie biancastre e striature tendenti al rosso. Nel maggioranza dei casi si rivela asintomatica ed il rischio di evoluzione in neoplasia è bassissima (circa lo 0,2%).

 

  • Leucoplachia verrucosa: in questi casi lo strato esterno delle placche biancastre risulta irregolare e si possono osservare delle striature evidenti.

 

 

  • Leucoplachia non omogenea: in questo tipo di leucoplachia la lesione appare nodulosa e in molti casi comporta un dolore circoscritto. Questo particolare tipo di leucoplachia è il più “pericoloso” in quanto la sua evoluzione negativa risulta 5 volte superiore rispetto alle forme elencate poc’anzi.

 

 

 

Analizzando la struttura e le caratteristiche delle macchie bianche, sarà possibile effettuare una diagnosi delle lesioni, anche se per giungere ad una diagnosi definitiva sarà necessario integrare il dato clinico con quello istopatologico.

Ciò che è importante tenere a mente è che la leucoplachia risulta essere, ed è per questo importante considerarla una situazione non statica, ma una lesione dinamica. Nonostante l’evoluzione negativa in neoplasia sia estremamente rara, risulta comunque una patologia che cambia nel tempo. Proprio per questi motivi è fondamentale tenerla sotto controllo ed effettuare controlli periodici per monitorarne l’andamento (anche attraverso fotografie che ne colgano l’evoluzione).

I recenti studi scientifici pongono in luce il rapporto di rischio maggiore, per i pazienti affetti da leucoplachia, di ammalarsi di neoplasia della cavità orale in futuro.

 

La diagnosi della leucoplachia è basata su specifici protocolli:

Prima di tutto è necessario analizzare l’aspetto clinico e morfologico (distinguendo le varie forme e strutture), valutando la presenza o meno di displasia (ossia un’alterazione della struttura cellulare del tessuto in questione); capire la zona colpita da leucoplachia (se l’intera cavità orale ne risulta coinvolta o se interessa solo alcune sedi) e infine valutare diametro e dimensioni della macchia bianca.

Step successivo sarà quello di procedere con un accurato esame clinico delle mucose orali svolto dal vostro odontoiatra di fiducia e seguito da un consulto con un professionista in medicina orale il quale potrà, se sarà necessario, procedere effettuando un prelievo bioptico.

 

Terapia.

Le terapie specifiche per curare la leucoplachia sono fondate sull’eliminazione degli elementi che ne hanno dato origine (ad esempio cessare immediatamente di fumare).

Nei casi di leucoplachia medio-grave può risultare necessario l’intervento chirurgico (nello specifico l’asportazione chirurgica) per limitare il più possibile il rischio di evoluzioni tumorali ed eliminare in modo definitivo la leucoplachia. Comunque sia, prima di procedere con questo tipo di terapia è fondamentale la valutazione istopatologia, per avere la certezza che la lesione non sia una forma di neoplasia maligna.

 

 

 

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Fonte:

Anna Maria Melica, Dental Cadmos